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Virginia e Chiara


di bube
07.09.2022    |    9.969    |    5 9.7
"Per un po' restiamo in silenzio, finché Chiara mi chiede, un po' titubante: "senti..."
Virginia e Chiara, 1

Mi chiamo Virginia e vivo da circa un anno a Porto Santo Stefano. Voi direte: beata te! Il motivo per cui vivo lì è che il mio papà mi ha regalato una splendida barca a vela, un Swan oceanico di più di sedici metri; ma beata non sono ancora: la barca era da anni in un cantiere, senza padrone, e piuttosto malridotta negli interni, nel motore, nelle vele; ho deciso di farla diventare "mia" in tutti i sensi, sicché da un anno lavoro come una matta nel cantiere per rimetterla a posto. Ho dovuto imparare tante cose, ma adesso al cantiere mi dicono: averne, di operai specializzati come te! Ma insomma. Presto il lavoro sarà finito, e ho deciso che mi guadagnerò da vivere facendo la skipper e noleggiando la barca per piccole crociere.

Al porto ormai mi conoscono tutti e mi vogliono anche bene quasi tutti; dico quasi perché ho un caratterino ribelle e sono anche lesbica. Ce n'è abbastanza per litigare con metà dei maschi (loro spesso sono convinti di essere capaci di convertirmi al sesso etero) e anche con molte delle femmine per vari motivi, non ultimo la gelosia, perché non l'ho detto ma sono una bella ragazza, vivace e simpatica.

Però quelli che mi vogliono bene, e non sono pochi, me ne vogliono davvero. Una di queste persone è Lucia, una signora simpatica che gestisce il bar del porto. Ieri mattina, che ero lì per la colazione, mi ha presa da parte e mi ha raccontato di una ragazza molto giovane che ne ha passata una brutta: era ospite di uno dei tanti "incrociatori" che fanno bella mostra di sé nel porto; ma il padrone della barca l'ha sbattuta fuori senza tanti complimenti, potete immaginare il motivo: lei, sciocchina, presentata al padrone della barca come una promettente stellina del cinema, e lui che ha preteso il pagamento anticipato di un'improbabile raccomandazione al regista o produttore. Ma lei, povera piccola, ha rifiutato: e la sua carriera è finita lì; non solo, non osava chiamare i genitori, non aveva soldi e non sapeva cosa fare.

"Gliela daresti una mano, Virginia?"
"Ma certo, Lucia, solo fammela conoscere, vorrei capire di più."

La sera stessa sono tornata a conoscere questa Chiara. Giovane, troppo giovane; e bella, certo che sì; e inesperta tanto, troppo. Me la sono portata in pizzeria; poverina, mi sa che facesse una dieta obbligata da un po' di giorni, a giudicare dall'entusiasmo con cui ha spazzolato la sua pizza, una piattata di patatine, un tiramisù da mezzo chilo. Era un piacere vederla mangiare, le tornava in viso un bel colorito e riusciva anche a sorridere.

Poi siamo andate a fare una passeggiata; mi ha raccontato quello che Lucia aveva già anticipato e si è sfogata a piangere. Infine siamo andate nel mio appartamentino.
"Tu dove dormi adesso?", le ho chiesto; lei è arrossita, non voleva dirlo, ma poi si è confidata che Lucia le aveva sistemato un lettino nel retro del bar.
"Sai, non poteva far altro..."
"Lucia è un tesoro", le ho detto; e lei annuiva convinta.

"Ma senti Chiara, se ti va bene potresti sistemarti qui: l'unico problema è che ho solo un letto francese, però siamo snelle e in due ci staremmo comode; non so se ti va. Puoi usare la casa come vuoi, ti lascio le chiavi; io, non so se Lucia te l'ha detto, lavoro tutto il giorno al porto, in cantiere, quindi avresti tutto il tempo libero di fare quello che ti pare."

"Oh Virginia, sarebbe splendido, ma c'è un problema... Io non ho più soldi, non riesco nemmeno a telefonare ai miei, anche se proprio non vorrei farlo, capisci..."

"E allora, che problema è? Mica devi pagarmi la pigione! E anzi, avere una ragazza simpatica come te a tenermi un po' di compagnia, semmai sono io a guadagnarci. Tranne che... Lucia te l'ha detto che io sono lesbica? Non è che intenda sedurti già stasera, ma insomma, forse hai dei pregiudizi."

"Nessun pregiudizio Virginia; Lucia mi ha raccontato molto di te, che sei una persona splendida, che hai testa e cuore..."
"Allora siamo d'accordo!" La abbraccio e le stampo due bacioni sulle guance, e lei me li ricambia.
"Starò di sicuro benissimo", mi dice; "e se pensi che possa esserti utile, vengo al cantiere a fare qualsiasi cosa, ma comunque non preoccuparti, ho bisogno solo di qualche giorno per chiarirmi le idee, poi chiamerò casa e mi verranno a prendere; e insomma, in qualche modo spero di risolvere i miei problemi."
Le chiedo che cosa sappia fare, e lei con un sorriso triste risponde:
"niente di utile... danza moderna, canto, recito anche. "
"Conosci qualche lingua?"
" L'inglese più o meno..."
"Non ti preoccupare, io sono di madrelingua inglese, posso darti una mano; non a darti lezioni, ma a parlarti inglese e costringerti a parlarlo anche tu; vedrai che non ci vorrà molto; la grammatica non serve in questi casi, serve capire cosa ti dicono e saper rispondere facendosi comprendere; che non è poco, ma purtroppo è roba che a scuola non insegnano. Poi, quando a mio giudizio sarai pronta, vedrò di trovarti un posticino da qualche parte; per esempio all'ufficio turistico, d'estate assumono stagionali; sempre che tu voglia restare qui ancora un po'."

Mi guarda estatica, a bocca aperta, poi mi abbraccia e mi bacia sulla bocca. La tentazione di rispondere a quel bacio come vorrei è forte, ma riesco a dominarmi.
"Allora ragazza; dovresti andare a recuperare la tua roba, no?"
"Ma certo, che scema che sono, abbi pazienza ma dopo quell'incubo tutte 'ste cose belle in una volta!" "
Ti serve aiuto? Le chiedo; "ma no, grazie, è solo un trolley."
"Ok, allora ti aspetto."
Dopo una mezz'ora è di nuovo qui con le sue cose. Ci organizziamo per non incasinare troppo armadi e bagno, e finalmente siamo a posto. Ha dei vestitini deliziosi, tutte griffe. !" "Sai, " mi fa con sorrisino malinconico: "credevo che avrei avuto delle occasioni mondane... Ma lasciamo stare".
Ci sediamo a rilassarci un momento, le offro un whisky che lei accetta, ma mi dice: lo so che non si dovrebbe, però lo bevo un po' allungato e col ghiaccio. E sorride un po' timida. Quando sorride le vengono due fossette che mi verrebbe voglia di baciarle, ma...
In freezer ho una pizza surgelata; in frigo delle mozzarelle, scatolette di ceci, fagioli, tonno, birra; combiniamo una cenetta veloce; poi è l'ora del bagno, lei di nuovo piena di riconoscenza perché è la prima volta in una settimana che si fa una doccia decente; intanto io faccio pipì, mi lavo i denti e chiacchieriamo del più e del meno; finché lei apre l'anta della doccia e compare, tutta nuda e deliziosa, a chiedermi timidamente se può avere un accappatoio o un telo da bagno... Resto a guardarla senza parlare, lei arrossisce, mi dice scusami, sono proprio sfacciata, e cerca di coprirsi con una manina.

Le porto l'accappatoio. La guardo in silenzio per cinque lunghi secondi, poi le dò un sonoro sculaccione: ragazzina, tu mi farai perdere quel po' di buonsenso che mi resta! Lei ride, infila l'accappatoio, esce dalla doccia e mi bacia ancora. Sulla bocca.

Eppure non mi sembra lesbica, dico fra me e me; però con le ragazze così giovani non si può mai dire, è facile confondere un'innocente spontaneità con un'intenzione seduttiva. Insomma, mi spoglio rapidamente mentre lei mi dice scusami, scusami, ed esce dal bagno. Poi, terminata la toilette serale, ce ne andiamo a letto. Lei ha indossato una camicina da notte corta che le sta da incanto; io le dico scusami Chiara, ma io dormo nuda da sempre, non posseggo camicie da notte né pigiami; ma figurati Virginia, ci mancherebbe, sei a casa tua!

E poi spegniamo la luce. Per un po' restiamo in silenzio, finché Chiara mi chiede, un po' titubante: "senti... non so bene come dire... ma lesbiche si diventa, o si nasce?"
"Nè l'uno né l'altro", rispondo: "non è una cosa che porti con te appena nata, e non è nemmeno giusto dire che si diventi. Semplicemente, nella vita, di solito da ragazzine, capita qualcosa, un'occasione, un innamoramento per un'altra ragazza, che ti fa scoprire quanto sia tenero l'amore fra femmine; magari hai fatto anche qualche esperienza con un ragazzo, ma non c'è paragone, i ragazzi sono goffi, impazienti, frettolosi e talvolta anche violenti;"
"E con gli adulti è anche peggio", sospira lei;
"insomma, Chiara: non c'è una regola, può succedere e può essere talmente bello che non ci rinunci più."

"Senti, mi dice esitante dopo un lungo silenzio; non vorresti farmi provare?..."
Mi sollevo su un gomito e la guardo per un po. Lei arrossisce, chiude gli occhi.
"Scusami scusami, mi sussurra, non so cosa mi è preso, non mi giudicare male..."
"Io non giudico nessuno", le dico; " tanto meno una ragazza dolce come te, che per di più ha subito una brutta esperienza. Piuttosto pensaci un attimo, potresti provare repulsione, senso di colpa, insomma sentimenti negativi: se succede, dimmelo che smettiamo immediatamente e facciamo finta che non sia successo nulla. "
Annuisce con decisione, poi mi sussurra:
"Sai, io ti voglio bene, ma tanto, Vi... E sono certa che tu non mi faresti mai del male... ma non guardarmi però, mi sento così scema!"

La bacio dolcemente sulla bocca, le faccio sentire la lingua, lei risponde subito al bacio sospirando; "é bellissimo sai, non credevo tanto, è così dolce con te," mi sussurra baciandomi ancora. Poi resto a guardarla sorridendo, anche se lei mi ha chiesto di non farlo; nella stanza c'è la luce discreta di un lampione fuori nella stradina. Le carezzo il seno, sfioro i capezzoli che subito si induriscono mentre lei manda un sospiro lungo.
Poi glieli bacio, glieli succhio, e lei trema ansimando. Vorrei cercare con la mano la sua fichetta ma incontro la sua di mano, e lascio che si masturbi mentre alterno i baci ai capezzoli ai baci sulla bocca.

Va avanti così un bel po', poi scuote la testa e mi dice che non riesce a farlo.
"Vuoi che smettiamo?"
" No, no! Solo che... non so... Forse non era una buona idea"...
Le copro il viso di baci e bacini; mi fa una tenerezza incredibile, mi sto innamorando di lei...

"Ascoltami Chiara, le sussurro: devi solo lasciarti andare e ascoltare solo i tuoi sensi." Le carezzo la micina e le chiedo: qualcuno te l'ha mai baciata? le chiedo sottovoce.
"Che... che cosa? No, mai," sospira lei.
" Allora è il momento di cominciare", le dico con una risatina. "Devi solo rilassarti e pensare a cose belle, che ne so: il mare, la musica che preferisci, un gattino..."

Annuisce; mi chino a baciarle di nuovo le tettine, e stavolta le do' piccoli morsi, lei sussulta ma mi rendo conto che le piace; e scendo coi baci fino alla sua fichina deliziosa. Stavolta lei si scioglie, si apre, solleva le ginocchia. e la porto rapidamente al piacere. Dopo di che, bacini e coccole e silenzio, finché lei mi parla:
Sai Vi... non ho mai provato una cosa simile!"
La sbaciucchio a lungo, poi le dico di rilassarsi e lasciarsi scivolare nel sonno...

L'indomani sveglia presto.
"Se davvero mi vuoi aiutare in cantiere, da fare ce n'è finché vuoi. E guarda che d'ora in poi si parla solo inglese: se non riesci a dirmi quello che vuoi, piuttosto mi parli a segni, ma d'ora in poi l'italiano dimenticalo."
"Va bene capo", mi dice in inglese.
Le chiedo se ha con sé qualche indumento rustico, che so, una salopette jeans; no, risponde sconsolata, solo dei jeans di Armani, ma non credo che... Poco male, al cantiere troveremo una tuta: tu sei bella alta, non ci sarà problema.

Il resto della giornata lo passiamo a lavorare; con l'occasione le insegno i termini tecnici e marinareschi, ma mi guarda perplessa e mi chiede a cosa le può servire in un ufficio turistico.
"Primo, le rispondo, non è detto che il posto all'ufficio turistico lo troviamo; secondo, fra una settimana salvo imprevisti mettiamo in acqua la barca; avrò bisogno di un'aiutante e mi piacerebbe che fossi tu."
Spalanca gli occhi, mi guarda estatica e mi abbraccia. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in vita mia, sussurra. Tu, lo sei... Penso fra me e me sospirando.

Poi si lavora. Certo non le posso insegnare in una settimana quello che ho imparato in mesi e mesi di cantiere, però un'aiutante volenterosa come lei è davvero utile; a fine giornata è stanca morta, impolverata, sporca di vernice, di stucco, di colla. Non le ho concesso nemmeno la pausa pranzo, abbiamo mangiato un panino veloce da Lucia e via al lavoro.
Lucia se la guardava sorridendo, poi guardava me che le facevo dei cenni di assenso; e poi di nuovo Chiara, che finalmente poverina si sfogava a parlare italiano:
"Da stamattina non mi concede una parola! Inglese, solo inglese: mi sento un po' rimbambita!"
"Dalle retta, Chiara", le rispondeva Lucia; "Virginia sa quello che fa, devi solo fidarti."

Chiara si è girata a guardarmi con un sorriso luminoso, mi ha mandato un bacio, e poi ha consumato in fretta il suo panino, perché se no il capo mi cazzia, ha protestato corrucciata.

Siamo tornate al cantiere facendo un lungo giro fra i moli delle barche a vela: con l'occasione le spiegavo un po' di cose utili, i vari tipi di barca, come ormeggiarsi ai moli; e poi via al lavoro. La sera, a casa, Chiara non la finiva più di lavarsi sotto la doccia; allora mi ci sono infilata anch'io e ci siamo godute il getto fresco abbracciate, baciandoci senza riserve, ma baciandoci e basta. Dopo le ho chiesto se le andava di andare in pizzeria; ma certo Vi, come vuoi tu, purché stiamo insieme; e mi guardava adorante. Poi, un po' esitante, ma sempre in inglese corretto, mi ha sussurrato:
"ho paura di essermi innamorata di te..".
"Solo adesso?" le ho chiesto; "perchè anch'io di te, ma da subito, appena ti ho conosciuta, con quel tuo bel faccino disperato, quando ho capito che potevo esserti utile, che potevo aiutarti a venir fuori da una brutta storia..."

Ci siamo baciate a lungo sotto la doccia, e stavolta non era sesso, era davvero amore. Poi via in pizzeria: Chiara mangiava sì col suo bell'appetito, ma sbadigliava spesso; così abbiamo finito alla svelta e siamo tornate a casa. Lei ha fatto a tempo giusto a lavarsi i denti e poi si è infilata a letto.
Quando l'ho raggiunta dormiva già.
L'avrei mangiata di baci, tanta era la tenerezza che mi faceva. Dormiva, ma quando mi ha sentita si è accostata e mi ha abbracciata mormorando qualcosa di incomprensibile. Ci siamo baciate, poi lei ha ripreso il suo sonno beato così, bocca a bocca; a me (incredibile, io sono convinta di essere una dura!) sono venute le lacrime agli occhi e le ho lasciate scorrere, carezzandole i capelli e il viso, posandole sulle labbra baci lievi come farfalle.
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